Una bestia bellissima

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È estate e sto nuotando al largo della costa genovese, seguo mia moglie che davanti a me va avanti a bracciate di stile libero. Io da dietro vedo il suo braccio che emerge dall’acqua, si alza fino a coprirmi il sole e poi ricade a getto nel mare e lì si perde.
Io nuoto, lentamente dietro di lei e penso che ogni sua bracciata mia moglie crea dei metadati. Alza il braccio e il suo orologio marino si connette al gps, registra la sua posizione, la variazione rispetto alla bracciata precedente, e registra tutti questi metadati, crea una mappa che mostrerà a mia moglie alla fine della nuotata. Ogni bracciata, metadati, questa cosa mi impressiona. Alla sera a casa saliremo poi su una bilancia che avrà registrato il nostro peso e lo manderà ai nostri smartphone via bluetooth per gestire lo storico del peso e darci consigli sulla nostra forma.
Questa cosa mi impressione, ma mi affascina.

Oggi camminavo con mia figlia, il mio orologio vibrava ogni chilometro percorso, mi dava i dati della mia passeggiata e io guardavo il fiume che scorreva davanti a me, saltavo sulle rocce. Sapevo che la mia memoria registrava quel ricordo, che pezzi di quelle tre ore di camminata sarebbero restati dentro di me, ma nello stesso tempo anche lui stava registrando, l’orologio, macinava dati, parallelamente alla realtà c’era una seconda realtà matematica, interrogabile che si stava formando, pronta per essere condivisa, registrata.

Anche questa cosa che sto scrivendo, nel momento che premerò il pulsante pubblica entrerà in circolo, verrà scandagliata da motori, sminuzzata, formalizzata e diventerà anche lei pura matematica, carne per algoritmi che la linkeranno a tutto questo universo di metadati. Faranno cose con le nostre parole e i nostri pensieri che noi nemmeno immaginiamo.

Quello che un romanziere di fantascienza non indovinerebbe adesso è che questo grande meccanismo non serve a rendermi più intelligente: è un sofisticato sistema che ha come fine farmi apparire la reclame di un nuovo sportwatch mentre navigo in rete. È un meccanismo che si rompe facilmente, basato su un sistema di mercato di merci fragili, marchi volatili, sistemi di supporto clienti inadeguati. Viviamo in un romanzo di fantascienza con le pagine di carta velina che emozionano e si strappano mentre le giriamo, tanto che ogni tanto non siamo più sicuri di quello che abbiamo appena letto e di quello che intravvediamo sul retro della pagina.

DNE EHT

Adesso, qua in cucina, sto asciugando i capelli a mia figlia con l’asciugamano, sento il suo odore di bestia e di sapone che si mescolano, le sue parole che emergono dalla stoffa rosa dell’accappatoio. E penso che questa cosa è soltanto mia, sarebbe soltanto mia se non avessi anche io dentro di me un meccanismo che mi porta a generare metadati di quello che sono e che sono stato. Siamo una generazione di violatori della nostra privacy, amanuensi che copiano dal reale al digitale ogni cosa che facciamo per tenere viva questa bestia bellissima che ansima per noi ad ogni ora della notte e del giorno.

14. ottobre 2018 by fabrizio venerandi
Categories: digitale & analogico | Leave a comment

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