Della temperatura dell’informatica

ALgoritmo

Recentemente la didattica a distanza sembra aver aperto le gabbie del pensiero dei luddisti del digitale, persone diversissime fra di loro, accumunate da un nemico comune: il computer.

Il computer, in sintesi, fa male: fa male per ragioni climatiche prima di tutto: è freddo. Freddi i suoi ragionamenti, è distraente, allontana dalla grossa coperta di Linus di tanti intellettuali italiani, il libro.

Stanca, disperde le energie e non è utilizzabile in ambito didattico/culturale perché manca dell’umanità, del rapporto tra persone, della mediazione umana.

Queste ed altre motivazioni si agitano come copia e incolla in un contenitore che giornali e blog si passano l’un l’altro a mo’ di vaso digitale di pandora.

Quando leggo queste cose un po’ rido, un po’ mi cascano le braccia e mi chiedo come sia possibile che queste persone non si rendano conto delle cose improbabili che stanno mettendo assieme.

Ne sottolineo due.

La prima è che la quasi totalità di questi attacchi al digitale, sono scritti, pensati e condivisi in rete attraverso il digitale. Una volta scherzosamente avevo scritto: “se vi tanto schifo il digitale potete anche andarvene“.

Ecco, se molti luddisti iniziassero a fare a meno del digitale forse si accorgerebbero del mutismo comunicativo e creativo nel quale finirebbero.

Perché oggi il digitale è in ogni momento del pensiero, della creazione e della comunicazione culturale, intellettuale e artistica. Pensare di farne a meno, in maniera sistematica, non è nemmeno più luddismo, è nostalgia di qualcosa che non esiste più.

La seconda cosa che mi fa sorridere è quando si parla della “freddezza dell’algoritmo della macchina” e di come questa freddezza dovrebbe sempre essere intermediata dall’elemento umano.

Ora, “il freddo algoritmo della macchina” non esiste. È un invenzione dei giornalisti o di qualche umanista digiuno di informatica. L’algoritmo è dell’uomo. L’algoritmo è una delle più belle poesie che l’uomo contemporaneo può scrivere.

Quando accendete il computer, muovete il mouse, tappate, zoomate, navigate, state muovendo migliaia di pensieri e invenzioni umane, umanissime. Ci sono migliaia di persone che si mettono tra voi e il computer e con i loro algoritmi, caldi e affettuosi, vi permettono di usare un oggetto con il quale, da soli, non riuscireste nemmeno a fare una addizione.

04. giugno 2020 by fabrizio venerandi
Categories: digitale & analogico, Programmazione, Scuola | 1 comment

One Comment

  1. D’altronde, in quella stessa chiave, anche il libro potrebbe essere descritto come una fredda trasformazione meccanica della cellulosa… Caldamente umana, come piaceva a Socrate, sarebbe solo l’oralità con tutti i suoi droplet ;-)

Leave a Reply

Required fields are marked *