Innamorarsi di un ebook reader 1/X

appunto su epubQuando ero ragazzino Luca Accomazzi aveva scritto in una rivista chiamata Super Apple un articolo che ricordo ancora oggi. Il titolo era qualcosa del tipo “Ci si può innamorare di un computer?”. Il computer in questione era l’Apple //c e la risposta era ovviamente sì, dannazione, sì.
Il titolo mi torna in mente oggi e lo rideclino con un titolo diverso: ci si può innamorare di un ebook reader? Ecco, se l’ebook reader è il nuovo Onyx Boox Note 3 forse un pochino sì.

Cosa è il Note 3? La definizione di ebook reader gli sta stretta anche se l’origine di questa macchina è indubbiamente quella di lettore di libri digitali. Potremmo definirla una macchina ibrida, nella quale convergono diverse funzioni.

La prima, appunto è quella di ebook reader: da questo punto di vista il Note 3 offre uno schermo a inchiostro elettronico da 10.5” e 221ppi, notevolmente più grande rispetto a molti degli ereader attualmente in commercio e attrezzato di touch e sovrailluminazione di luce calda e luce fredda. Come ebook reader il Note legge ovviamente gli ePub, i PDF e permette di prendere annotazioni con lo stilo in dotazione, utilizzando il suo lettore integrato Neoreader 3.

La seconda funzione lo vede entrare in competizione con il Remarkable 2: grazie allo stilo il Note 3 si trasforma in una tavoletta per prendere appunti, schizzi, disegnare. Anche in questo caso è presente una applicazione nativa che permette di scrivere a tratto, con diversi tipi di penna e di pennello, con anche diversi layer di scrittura.

L’ultima funzione è quella potenzialmente più interessante: il Note 3 è anche un tablet con sistema operativo Android 10, schermo inchiostro elettronico e con Play Store “aperto”. È virtualmente possibile installare qualsiasi applicazione per Android e vederla girare in e-ink. In questo momento ad esempio sto scrivendo con una tastiera meccanica Bluetooth connessa al Note 3 e una App per scrivere presa dallo Play Store.

La prima domanda che una persona si potrebbe fare leggendo una descrizione oggetto di questo tipo è: si tratta di una killer machine? Abbiamo il primo tablet e-ink definitivo?

La risposta – per quanto mi riguarda – è no. Il Note 3 è ancora una macchina transizionale. Ma sarebbe scorretto fermarsi a questa risposta senza aggiungere che il Note 3 è una macchina che ci va dannatamente vicino.

Riesce ad arrivarci con una serie di “trucchi”: alla normale costruzione della pagina e-ink, il Note 3 affianca altre 3 diverse modalità di visualizzazione: una veloce, una chiamata A2 e una chiamata X. Ognuna di queste tre modalità peggiora l’esperienza di lettura, nel senso che degrada la qualità “normale”, ma nello stesso tempo aumenta notevolmente il refresh dell’e-ink.

Se la modalità normale è perfetta per leggere ebook o per scrivere, la “veloce” è adatta per la navigazione su internet, mentre la A2 o la X permettono di fare cose più rapide, come vedere video, animazioni o giocare a videogiochi.

Qui è bene fare una precisazione: il Note 3 non viene venduto per vedere video o per giocare ai videogiochi. L’e-ink non dà certo il meglio in questi campi. Anzi. Quello che il Note 3 permette di fare è di consumare anche contenuti multimediali mentre lo si utilizza.

In queste settimane sto terminando un corso di Coursera che parla della convivenza tra ebrei, musulmani e cristiani nella Spagna medievale. Ecco, il Note3 mi ha permesso di leggere i documenti testuali dividendo lo schermo in due: metà per leggere i testi on-line, e metà per prendere appunti con lo stilo. In pratica metà del mio schermo diventava un ebook reader tradizionale, metà un quaderno per prendere appunti e fare schemi.

Ma mi ha anche permesso di seguire le videolezioni che alternavano le pagine di solo testo. Vedere un video in e-ink, senza illuminazione è straniante. La qualità dell’immagine è bassa, ci sono artefatti che corrompono lo schermo, non è certo adatta per godersi un film. Ma risulta comoda appunto per seguire una videolezione o per vedere una animazione.

Avere una macchina di questo tipo, focalizzata sulla lettura, muove diverse riflessioni sulla natura del digitale e sulle diverse prassi che convivono in me quando mi metto a leggere, prendere appunti, memorizzare contenuti che non sono su carta.

La prima constatazione è che le risorse nate per il digitale sono spesso inadatte per essere studiate.
Un esempio: sto leggendo un lungo documento testuale di Coursera e – con il Note – divido in due lo schermo e sulla destra prendo appunti e sulla sinistra leggo la pagina web.
Ogni volta che mi interrompo per fare altre cose e poi decido di continuare a studiare devo aprire pagina e appunti e – scrollare – fino a trovare il punto dove avevo interrotto la mia lettura.

Il web non si ricorda dove ero arrivato, ogni volta è la prima volta. E mentre leggo non posso sottolineare la pagina web, commentarla, lasciare segno.

Il paradosso della pubblicazione digitale è questa sua eterna verginità che invita poi alla creazione di un certo tipo di contenuti.

Come sarebbe il web se si ricordasse quello che abbiamo letto, se invecchiasse, si stropicciasse, tenesse conto dei segni e delle tracce dei nostri precedenti passaggi?
Forse sarebbe simile ad un ebook, ma anche in questo caso, c’è ancora tanta strada da fare.

Prendiamo un secondo esempio: sto leggendo un ebook, vedo un riferimento a una città che non conosco, non so dove sia. Vorrei cercarla, trovarla online, prendere la mappa e aggiungerla all’ebook. Spostare un paragrafo, aggiungere dei miei appunti, collegare quello che sto leggendo con una parte di un altro ebook che sto leggendo. Fare uno schema “a penna” e metterlo dentro il testo.

Niente di tutto questo, l’ebook è un oggetto statico, è poco più di un libro.

Il Note 3 mi ha anche permesso di sperimentare la possibilità di “fare segni” su un ePub. Sottolineo, scrivo a margine, faccio segnetti, frecce. Cerchio parole.

Mi chiedo perché lo faccia. A una seconda lettura il testo sarà più chiaro? Forse. O forse il senso di fare traccia è nel farlo: tracciare e fare segni nel testo è un esercizio di micro-logica con il quale gioco a scoprire i legami nascosti tra le informazioni che sto leggendo. I segni che faccio non hanno niente di digitale, sono qualcosa di primitivo solo parzialmente formalizzato.
Sottolineo per dare importanza, per favorire un processo di memorizzazione, ma quello che non è sottolineato non è importante? Un segno sul lato di un paragrafo cosa significa? Una parola cerchiata è un rafforzamento o la dichiarazione di un dato? I miei segni saranno uguali a quelli di chiunque altro sottolinei quella pagina? Come potrei marcare quello che faccio in modo che sia altrettanto istintivo ma poi manipolabile dalla macchina?

Sono tante domande che emergono a chiunque si metta a studiare cose che hanno un piede nel digitale e uno ancora nell’analogico, e che da entrambi i campi prenda il meglio e cerchi, con fatica e curiosità, di metterle assieme per ottenere qualcosa si nuovo.

[continua]

30. dicembre 2020 by fabrizio venerandi
Categories: digitale & analogico, ebook concetti generali, ebook news | Leave a comment

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