Leggere i videogiochi

Schermata di Night in the woods

Questa estate ho letto un videogioco. Si intitola Night in the Woods e si presenta come un normale platform 2D. Entrando nel videogioco e iniziando a muoversi nella piccola città dove è ambientata la storia, ci si rende conto che è proprio la narrazione a strutturare tutti gli elementi del gioco, che diventano dei pretesti (o meglio: dei meccanismi) per accedere alle diverse fasi della storia stessa.

Così, spostando e facendo saltellare un buffo gatto antropomorfo, si assiste e scopre il degrado della periferia americana, il dolore per la perdita del lavoro, il precariato, i problemi economici, la difficoltà a gestire i propri sentimenti personali. Entrano e vengono assorbite dal videogioco tematiche mature, inconsuete per un media divorato dall’entertainment.

La cosa più emozionante, per me, è che questa storia è parcellizzata (o atomizzata) in tutti gli elementi che compongono il videogioco. Si ha una idea del luogo, della sua storia, dei suoi personaggi, andando in giro e parlando con chi si incontra, guardando i posti, riscoprendo il proprio passato. Sta al lettore/giocatore ricostruire questa frammentazione dinamica di informazioni, ricostruendo una propria visione del luogo, a seconda anche delle cose che si è riusciti a scoprire, a vivere, o al tipo di dialoghi che si è intessuti con i personaggi.

Alcuni meccanismi mi hanno ricordato, per certi aspetti, un vecchio videogioco della Lucas, Loom. Il limite di Night in the Woods è – ad un certo punto – il lasciarsi schiacciare dalla storia. Una delle trame prende il sopravvento e annichilisce il videogioco che – per un tratto – assomiglia più a un cartone animato interattivo. Forse gli autori hanno sentito la necessità di dare un tono narrativo più marcato e riconoscibile, uno svolgimento che desse l’idea del romanzo (un po’ alla Stephen King) e portasse al finale della storia in maniera più “tradizionale”. Ma imho non ce ne era bisogno e le cose più interessanti sono altrove.

Molti momenti lirici di grande bellezza, i sogni, i dialoghi con gli amici della scuola. Molte idee intriganti e ben sviluppate. Tra queste quella di inserire nel videogioco il videogioco preferito dal protagonista, permettendo al lettore/giocatore di giocare al videogioco dentro al videogioco. Uscire da un videogioco dopo un ora di partita e di trovarsi ancora dentro a un videogioco dà un certo senso di straniamento.

L’ho finito e lo sto rileggendo/rigiocando per scoprire le cose che non avevo scoperto nella prima lettura, per capire meglio certi passaggi. E per sbloccare le secret narrative che ancora non ho vissuto.

Anche questa – termino – è letteratura elettronica. E anche per questo mi auguro che gli ebook escano dal guscio librario in cui sono stati fino ad oggi costretti. Perché ci sono ancora molte storie da raccontare e i paletti che definiscono generi e strumentazioni sono paletti piantati nella sabbia. Questo è il momento giusto per prenderli e spostarli.

12. settembre 2017 by fabrizio venerandi
Categories: digitale & analogico, ebook concetti generali, ebook recensioni, Interactive Fiction, Scuola | Leave a comment

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