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Informare digitale, nuove forme e vecchie parole – Intervento a Digit14

Metto on line le slides che ho utilizzato venerdì per l’intervento a Digit14, anche se questa volta ho cercato di farle meno intelleggibili possibile per avere più “libertà di movimento” e di improvvisazione a seconda del feedback e delle richieste di chi mi ascoltava.

A seguire nel pomeriggio, chiacchierando fra i tavolini della Camera di Commercio di Prato, ho raccontato quasi a mia discolpa che ogni volta che faccio un intervento rivolto a un pubblico di giornalisti la domanda principale che devia immancabilmente il corso della conversazione è ‘sì, ma quanto costano e quanto ci posso guadagnare’. Ebbene, questa volta mi ero preparata principalmente su questo e nessuno me l’ha chiesto, la legge di Murphy svela sempre le sue potenzialità.

Volevo -e ci ho perlomeno provato- raccontare il clima, lo stato d’animo, il ‘sentimento’ di chi lavora nell’editoria digitale oggi. Che partecipa a meno convegni e parla a volume minore, che è meno ‘rivoluzionario’ e ha perso la caraterizzazione profetico/apocalittica, ma che finalmente lavora, sa cosa e come può produrre e proporre, ha tabelle ecxel con costi e ricavi ed è più o meno consapevole di cosa dovrà affrontare nei prossimi anni.

Ho detto che gli ebook possono venire utilizzati per utilizzare ‘vecchie parole’ (un giornalismo vecchio stile in cerca di profitto, ha detto Mattia Ferranesi), o per integrare in una nuova narrativa testuale nuovi strumenti e funzioni, come già state facendo nel web.

Ho detto che si potrebbe anche smetterla di dire che ‘gli ebook costano’, perché se negli uffici-stampa, comunicazione, nelle redazioni non si sviluppano le competenze per farli, beh, è decisione vostra (vi ricordate quando mancavano le competenze per scrivere su un sito, aggiornarlo, inserirvi video o immagini?), e che comunque ci sono servizi gratuiti, altri economici, altri per nulla economici ma molto raffinati e basterebbe identificare cosa si vuol fare e sapere cosa si sta cercando per trovarsi una risposta.

Ho rubato uno spunto a Giuseppe Granieri che ha citato in un paio di post un articolo di Mathew Ingram per dire una cosa che forse non c’entra niente, ovvero che se il lavoro di una redazione adesso è -non solo scrivere- ma anche scegliere e indirizzare parole diverse in differenti ruscelli derivanti da un unico fiume la sorgente dei contenuti che possono essere traslati in un testo digitale lo avete già in mano, perché effettivamente fare ebook costa se fai solo quello ma voi, redazione (perché mi rivolgevo prevalentemente a redazioni e uffici, e non a singoli), di cose ne fate diverse.

Ho spiegato invece velocemente, visto che come accennavo non era tema fra i più richiesti, un paio di idee su come commercializzare e dare valore alle vostre parole attraverso il digitale, ma di nuovo un paio di parole ascoltate in seguito mi hanno dato spunto per approfondire ulteriormente il discorso, fra un paio di giorni.

Non sono riuscita -le ultime due slides- a raccontare un nostro progetto in via di attuazione, un ePubeditor Press costruito sulle esigenze di una redazione, ma ci tornerò più avanti, di nuovo.

Ho fatto cinque chilometri a piedi per Prato per vederne la periferia e coglierne numerose contraddizioni, ho cenato in mezzo a volti e parole conosciute e meno conosciute, ho dormito sotto a un cielo segnato da inquietanti lampi orizzontali, ho mancato un paio di incontri.

E un grazie per tutto questo agli organizzatori: un rientro segnato da tranquillità e cauta soddisfazione.

21. settembre 2014 by maria cecilia
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