Sto leggendo un romanzo ambientato negli anni cinquanta del novecento, dove le donne finalmente possono, non solo votare, ma candidarsi con una certa possibilità di successo; la televisione è nelle case delle famiglie che possono guardare spettacoli teatrali in diretta; per strada ci sono cabine telefoniche per poter chiamare, con i telefoni si possono registrare vocali da condividere con i propri amici e – se non si ricorda di disabilitare le notifiche – ci aggiornano continuamente su quello che succede nel mondo: spettacoli, guerre, azioni terroristiche. Per spostarsi il treno è caduto in disuso e si usano macchine aeree per i movimenti in città. Ah, ci sono anche quartieri della città volanti.
Ok, il romanzo è ambientato nel 1952, ma è stato scritto nel 1884. Fantascienza d’intrattenimento, scritta e arricchita di disegni da Albert Robida. Una trama leggerissima usata come pretesto per immaginare futuri possibili.
Si parla anche di scuola e di arte: le donne fanno carriera universitaria, si studiano prevalentemente materie STEM (ma anche diritto), mentre la narrativa è relegata a riassunti di poche righe. Nelle mostre d’arte si va con un trenino meccanico che permette di girare tutto il museo in meno di un’ora e le fabbriche inquinanti esistono, ma anche loro chiuse in un museo: su tutto domina l’elettricità. Dipingere, non si dipinge più, ma si usano macchine che replicano le opere già esistenti permettendo di mashapparle o di cambiarne destinazione d’uso.
Insomma, ora che siamo nel futuro, leggere quest’opera futuribile è un esercizio divertente anche per immaginare i futuri prossimi che non vedremo mai.
La si trova su Liber Liber, in questa pagina.
Buon 1952.