A Marradi!
Domani, sabato 28 settembre, sarò a Talks4Future, a Marradi.
Cito: “raccontiamo ai giovani le possibili vie per seguire una passione, un sogno, un desiderio, un progetto di vita o di lavoro, attraverso l’incontro con chi ha trovato la propria strada e ha avuto la determinazione di percorrerla, raggiungendo risultati di valore, da qualsiasi punto di partenza
“.
Ecco, che io abbia trovato la mia strada, magari no, però cercherò di raccontare qualcosina sul percorrere strade magari non battutissime, sul valorizzare quello che si è capito di poter far bene e – quando serve – sull’ammettere di aver sbagliato e guardare meglio quello si può tenere e quello che si può abbandonare del proprio percorso.
Wilma o la farsa della verità collettiva
Esce oggi Wilma di Silvia Cassioli, che avevo avuto la fortuna di leggere in anteprima il mese scorso. Riporto la recensione a caldo che avevo scritto sui social a inizio mese. Buona lettura (del libro soprattutto, non della recensione).
Ho letto in questi ultimi giorni Wilma di Silvia Cassioli, libro in uscita per Il Saggiatore a settembre. È un testo che racconta un episodio di cronaca nera degli anni cinquanta, la morte di una ragazza e l’eco mediatica, politica e processuale che ne seguì.
Faccio una premessa: in genere non leggo narrativa di questo tipo perché non ho interesse per la cronaca nera e per i libri che fanno letteratura su questi avvenimenti. Niente di personale, gusti miei.
Il libro in questione però è una eccezione e ne sto scrivendo per diversi motivi.
Il primo perché ha una progettazione e una costruzione narrativa davvero eccezionale. Le prime duecento pagine sono davvero brillanti. L’idea, che mi ha affascinato, è quella di costruire tutta la prima parte del romanzo come se fosse (quasi) un testo di uncreative writing.
L’autrice è inizialmente invisibile e a parlare sono i “copincolla” delle fonti dell’epoca, giustappuntate in modo da non creare un insieme armonico, anzi, ma tese a “sparare” in faccia al lettore informazioni e dati tra di loro incoerenti e che richiedono da subito un lavoro di discernimento da parte di chi legge.
Il romanzo quindi, anche visivamente, si presenta a piccoli blocchi informativi, con segnalata per ogni blocco la fonte.
Ecco, la seconda cosa che ritengo brillante in questa costruzione è che non ho avuto nessuna difficoltà a leggere un romanzo di questo tipo perché questo tipo di linguaggio è il normale trovare e vagliare le informazioni della rete oggi.
Cassioli ha riscritto una storia di cronaca degli anni cinquanta con le modalità strutturali che utilizzeremmo oggi con una ricerca su Google, su Facebook o su Twitter.
E la terza cosa interessante è che Cassioli, a mio parere, parla del caso di Wilma Montesi, ma per descrivere delle meccaniche informative e mediatiche che sono quelle che oggi infestano i social e l’informazione in rete. Quello che viene descritto del caso della Montesi succede ogni giorno su Facebook. Le storie personali vengono prese, maltrattate, reinventate, rimasticate, usate come materiale per vendere informazione, per tenere vivo il dibattito e tenere in circolo tutto il circo social/giornalistico.
È un libro che usa un avvenimento di cronaca degli anni cinquanta come proto-modello di quello che è poi diventata la prassi informativa tossica della junk-information che divoriamo ogni giorno qua dentro.
La quarta cosa interessante è che poi, piano piano, l’autrice entra dentro il libro. Inizia a mescolare alle fonti dirette fonti che sono chiaramente false, fonti derivate dalle fonti primarie e che l’autrice allestisce per noi. Una dichiarazione ufficiale genera, come una spora, dialoghi mai avvenuti ma probabilisticamente successi. La scrittrice prende il posto dell’intelligenza artificiale per scrivere pezzi di storia desunta, il tutto per mostrare l’assurdità e la pochezza di tutto l’impianto informativo e giudiziario.
Questo su Wilma – da un certo punto di vista – è un libro che racconta il fatto un cronaca ma contestualmente lo parodizza, mette alla berlina i personaggi, si mette dalla parte del lettore per ridere, anche a denti stretti, di quello che avviene dall’altra parte della storia.
Perché alla fine – ed è anche questo un elemento di continuità con l’informazione-chiacchiericcio di quest’era social – alla fine non si arriva ad un punto fermo. Le cinquecento e rotte pagine della narrazione finiscono perché il tempo è passato, le cose sono cambiate, i focus si sono spostati su altre cose e quello che è stato ormai è un relitto.
Tutto è stato macinato, tutto è stato divorato e alla fine il lettore si trova di fronte a nuove architetture, ristrutturazioni e ricordi di cose che ormai non servono più a nessuno. Un giallo senza soluzione e senza che nessuno senta più il bisogno di risolverlo, se non con altra fiction, altra invenzione.
Quindi? Consiglio di tenerlo d’occhio a settembre perché ci sono parecchi spunti interessanti dentro (e penso anche a livello didattico nel mondo scuola).
Cristo si è fermato su Facebook
Sto leggendo Cristo si è fermato ad Eboli e nei ritagli di tempo mi ero messo a imitare alcune cose dello stile per sperimentare alcune idee che mi erano venute in mente leggendolo e così avevo inziato una “storia del mio servizio civile” di cui avevo scritto tre brevi episodi pubblicandoli su Facebook.
In fondo Levi era confinato a Gagliano, io confinato a pian di Follo, c’era un parallelismo che mi permetteva quel tipo di narrazione descrittiva e la creazione di caratteri a partire da un trascorso reale, ma dopo il terzo episodio ho deciso che basta lì.
Il primo motivo è che il terzo episodio, in cui si parlava di elementi legati alla sfera sessuale, per quanto molto pudici, o non è piaciuto al grande pubblico o gli algoritmi di Facebook lo hanno penalizzato in visibilità, e ha avuto pochissimi riscontri.
Il secondo, che è poi quello principale, è che Levi quando si mette lì a scrivere dei personaggi che ha incontrato a Galliano lo può fare con una certa tranquillità. Scrive quello che vuole, è spietato e dà giudizi che funzionano proprio perché ci riconosciamo in Levi, gli crediamo e pensiamo che quello che dice di Galliano sia vero. È il nostro narratore.
Ecco, se oggi Levi scrivesse su Facebook il suo Cristo si è fermato a Eboli, non lo finirebbe. Dopo i primi post qualcuno commenterebbe dicendo che, guarda, quello che stai descrivendo non è Galliano, ma è Galliano al mare, la frazione di sotto. Un altro chioserebbe che la descrizione delle grotte piene di persone è datata, già ora in quel posto hanno abbattuto tutto e ora c’è un ipermercato.
Altri ancora si riconoscerebbero in questo o quel personaggio e inizierebbero a dire a Levi che non ha capito niente, che quell’episodio non è andato affatto come Levi lo ha raccontato e che quell’altro episodio è stato del tutto travisato. Centinaia e centinaia di commenti di abitanti di Galliano in cui emergerebbe questa cosa che Levi è un cretino e presuntuoso.
La rete ci mette in comunicazione immediata con persone che – attraverso il tempo e lo spazio – per noi sono solo memoria, materiale su cui abbiamo costruito i nostri giudizi e la nostra estetica morale e sociale. E invece la rete ce li mostra lì, ancora tutti vivi e pronti a smantellare quello che la nostra memoria aveva costruito.
Anche in un social piatto come Facebook la prosa viene scardinata appena scritta, perché diventa, tramite i commenti, le condivisioni, i like, una scrittura interattiva. Una prosa diventa in realtà un dialogo, uan descrizione un dibattito, un j’accuse una shitstorm.
Quindi basta storie dal mio servizio civile perché non potrei scriverle. Ogni aneddoto mi chiederei se le persone coinvolte firmerebbero una ipotetica liberatoria narrativa. Levi era tranquillo perché il suo libro non sarebbe mai finito tra le mani dei contadini di Galliano, e se anche ci fosse finito poco sarebbe successo.
Io sono un essere più fragile, in balia di ogni piccola interazione che accade proprio adesso nel mondo. Fate come me. Siate fragili con chi vi circonda.
Avvisi per i naviganti
- Ho scritto un altro brevissimo fotoromanzo, si intitola “Andrà tutto bene piccola” e lo trovate nella pagina dedicata.
- Lunedì prossimo, nove settembre 2024, terrò a Genova in presenza un corso/laboratorio per docenti sulla parola interattiva, cito:
Come raccontare storie nel mondo digitale. Dalle avventure testuali, alle interactive fiction, alle visual novel. Scoprire la letteratura elettronica nel mondo dei videogiochi e provare a riprodurla e reinventarla in classe. Una nuova arte sta nascendo e formando una propria letteratura: il videogioco. Questo corso/laboratorio vuole mostrare alcuni progenitori della narrazione interattiva e alcuni degli esempi più eclatanti delle recenti produzioni indie che hanno “rotto” il videogioco nato per puro strumento di distrazione, per farne uno strumento di riflessione, critica sociale, forma interattiva di letteratura.
In questa pagina è possibile iscriversi.
- Mi sono comprato una tastiera nuova, e l’ho moddata per usarla al meglio.
Si tratta di un modello che non ha avuto grande fortuna, la Logitech Pop, nata per gli influencer con tutti i tasti per gli emoji e dei tasti tondi molto belli da vedere, ma abbastanza terribili da usare. Meccanica brown, ma abbastanza cheap.
Detto questo, trovata a metà del prezzo di uscita, rimossi i tasti tondi delle lettere principali e sostituiti con i tasti della mia precedente tastiera defunta, mi ritrovo con una tastiera forse meno hipster ma sicuramente più nerd e gradevole da usare.
Finché le tastiere continueranno ad affascinarmi così tanto non avrò di certo la patologia dello scrittore davanti alla pagina bianca. - Sono arrivato alla beta 0.8 del mio prossimo videogame, Cicli, una interactive fiction travestita da visual novel. Fa parte di un progetto collettivo assieme a due altri scrittori per un trittico di narrazioni interattive. Cicli è un racconto cupo e disturbante, con enigmi e una trama da snocciolare, ma che cerca anche di rompere il muro tra narratore e giocatore. Spero che il progetto diventi pubblico prima della fine dell’anno.
Come è nato Scosse?
Come è nato Scosse? Come nasce l’idea di una poesia elettronica?
Intanto credo che sia necessario l’habitat mentale. Quando in classe leggo i poemi ariosteschi o del tasso, dico talvolta, ma pensate questa gente che racconta storie e lo fa tutto in ottave di endecasillabi e ne scrive a migliaia, quando noi avremmo difficoltà a buttarne giù una decina. In realtà dico, non è così difficile se lo fai sempre nella tua testa. Se pensi in edecasillabi, dopo un po’ ti viene naturale pensare con quel ritmo, è – banalizzando – un flow anche quello.
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Grandi successi
È uscito il mio primo album!
Grandi successi è una raccolta di pezzi di spoken poetry, improvvisazioni sonore, musica concreta e rumori in genere registrati dal sottoscritto in rigoroso low-fi negli ultimi venticinque anni.
Dagli esperimenti anni novanta facendo mash-up degli articoli sulla guerra serbo-croata alle poesie-pop sull’amore con i cori che non vanno d’accordo, ai brani dove la voce s’impasta nel suono, scompare, alle cavalcate elettroniche mixxate da Giampiero Cordisco, un album che – nel peggiore dei casi – potrete mettere su quando la festa è finita e gli ospiti non hanno capito che non ne avete più voglia.
Si può ascoltare e scaricare gratuitamente o facendo una donazione se vi piace il progetto.
Su Bandcamp, seguite il link o ascoltate qua sotto.
Buon ascolto.
Il labirinto
Creato con IA (Luma). Voci mie e di terzogenita. Buona visione.Scosse
È disponibile Scosse, il mio ultimo ebook di Electronic Poetry leggibile solo con smartphone e tablet con accelerometro. Si tratta di un EPUB3 con una sola poesia, una quartina intitolata “scosse”, seguita dal numero di scosse ricevute. Ogni volta che il lettore scuote il cellulare (o il tablet) con cui la sta leggendo, la poesia cambia i suoi versi e dà vita a una nuova poesia.
La poesia è una dinamo che si carica grazie allo scuotimento del cellulare fatto dal lettore. Più il lettore scuote il cellulare, più aumenta il numero di versi da cui la poesia attinge per creare le quartine.
Nello stesso tempo questo caricamento della dinamo e questo ampliamento dei versi porta a un lento panning del dominio tematico dei versi: da quello erotico si passa a quello affettivo, poi a quello della sofferenza di coppia, dell’indifferenza e poi della sofferenza sociale e dell’abbandono.
Questo lento spostamento di focus avviene grazie all’idea che il caricamento della dinamo bruci dei versi nel processo di carica. Ogni dieci scosse, infatti, alcuni dei versi più vecchi vengono bruciati e non potranno più essere letti.
Una volta che la dinamo ottiene il massimo dei versi disponibili, al suo picco di caricamento durante il quale ha già bruciato dei versi, in quel momento inizia a degenerare.
Dalla centesima scossa in poi la dinamo non si carica più di nuovi versi, ma continua a funzionare bruciando di volta in volta quelli più vecchi. Questo meccanismo accentua sempre più lo spostamento di dominio, creando quel fenomeno di panning di cui parlavo prima.
Avvicinandosi alla millesima scossa la dinamo poetica sarà ormai scarica ed incapace di generare nuovi versi. Si bloccherà quindi su una quartina statica.
Per leggere Scosse potete usare il lettore di ebook Libri (per iOS) o Adobe Digital Edition per Android. Attenzione: su Apple è prima necessario toccare il titolo della poesia e concedere l’uso dell’accelerometro.
La poesia è gratuita, senza DRM e può essere distribuita e modificata, purché venga sempre indicata la fonte e che non vi sia sfruttamento commerciale dell’ebook o del codice.
Se volete fare una donazione potete farlo con il pulsante dedicato. Più donazioni ricevo, più tempo posso dedicare a questo tipo di lavori.
Potete scaricare Scosse cliccando sulla copertina qua sotto (NB: alcuni browser – per sicurezza – non permettono di scaricare ebook. In tal caso fate click con il pulsante destro e fare “salva link con nome” e poi autorizzate la conservazione del download. Se avete difficoltà contattatemi pure).
Guardando il futuro partendo dal 1983
“Tra coloro che sono nati dopo il 1965, negli Stati Uniti, la video-cultura sta raggiungendo ormai livelli che sono quasi di massa. In parte vi hanno contribuito le scuole, che fin dalle elementari hanno organizzato corsi di elettronica sempre più seguiti, e un altro cospicuo e forse più determinante contributo l’ha dato lo sviluppo impetuoso dei videogames che hanno familiarizzato milioni di ragazzi con le tastiere e li hanno spinti sempre di più verso i terminali delle loro classi, sui quali imparano la matematica, giocano o compiono le più spericolate operazioni mentali. Time li ha chiamati i «microkids» [...]: incapaci talvolta di scrivere correttamente una parola, sanno invece utilizzare un calcolatore, dimostrando attitudini che spesso superano quelle degli adulti.
[...] Continue Reading →
“La nuova narrativa è digitale?”
A dio piacendo, ma anche al buon caro vecchio Cthulhu, da domani 3 giugno a mercoledì 5 sarò confinato nell’isola Polvese per la sesta edizione di Poesiaeuropa sotto l’egida, tra gli altri, di Riccardo Innocenti.
Leggerò poesie lunedì; ma soprattutto martedì mattina terrò una “lectio magistralis” cercando di rispondere alla domanda che un po’ tutti nella loro vita almeno una volta si sono posti:
“La nuova narrativa è digitale?”
Non svelo la risposta per non rovinare la suspence, ma gli astanti finalmente avranno la debita chiarezza su questo punto.
cul8r!