Cristo si è fermato su Facebook
Sto leggendo Cristo si è fermato ad Eboli e nei ritagli di tempo mi ero messo a imitare alcune cose dello stile per sperimentare alcune idee che mi erano venute in mente leggendolo e così avevo inziato una “storia del mio servizio civile” di cui avevo scritto tre brevi episodi pubblicandoli su Facebook.
In fondo Levi era confinato a Gagliano, io confinato a pian di Follo, c’era un parallelismo che mi permetteva quel tipo di narrazione descrittiva e la creazione di caratteri a partire da un trascorso reale, ma dopo il terzo episodio ho deciso che basta lì.
Il primo motivo è che il terzo episodio, in cui si parlava di elementi legati alla sfera sessuale, per quanto molto pudici, o non è piaciuto al grande pubblico o gli algoritmi di Facebook lo hanno penalizzato in visibilità, e ha avuto pochissimi riscontri.
Il secondo, che è poi quello principale, è che Levi quando si mette lì a scrivere dei personaggi che ha incontrato a Galliano lo può fare con una certa tranquillità. Scrive quello che vuole, è spietato e dà giudizi che funzionano proprio perché ci riconosciamo in Levi, gli crediamo e pensiamo che quello che dice di Galliano sia vero. È il nostro narratore.
Ecco, se oggi Levi scrivesse su Facebook il suo Cristo si è fermato a Eboli, non lo finirebbe. Dopo i primi post qualcuno commenterebbe dicendo che, guarda, quello che stai descrivendo non è Galliano, ma è Galliano al mare, la frazione di sotto. Un altro chioserebbe che la descrizione delle grotte piene di persone è datata, già ora in quel posto hanno abbattuto tutto e ora c’è un ipermercato.
Altri ancora si riconoscerebbero in questo o quel personaggio e inizierebbero a dire a Levi che non ha capito niente, che quell’episodio non è andato affatto come Levi lo ha raccontato e che quell’altro episodio è stato del tutto travisato. Centinaia e centinaia di commenti di abitanti di Galliano in cui emergerebbe questa cosa che Levi è un cretino e presuntuoso.
La rete ci mette in comunicazione immediata con persone che – attraverso il tempo e lo spazio – per noi sono solo memoria, materiale su cui abbiamo costruito i nostri giudizi e la nostra estetica morale e sociale. E invece la rete ce li mostra lì, ancora tutti vivi e pronti a smantellare quello che la nostra memoria aveva costruito.
Anche in un social piatto come Facebook la prosa viene scardinata appena scritta, perché diventa, tramite i commenti, le condivisioni, i like, una scrittura interattiva. Una prosa diventa in realtà un dialogo, uan descrizione un dibattito, un j’accuse una shitstorm.
Quindi basta storie dal mio servizio civile perché non potrei scriverle. Ogni aneddoto mi chiederei se le persone coinvolte firmerebbero una ipotetica liberatoria narrativa. Levi era tranquillo perché il suo libro non sarebbe mai finito tra le mani dei contadini di Galliano, e se anche ci fosse finito poco sarebbe successo.
Io sono un essere più fragile, in balia di ogni piccola interazione che accade proprio adesso nel mondo. Fate come me. Siate fragili con chi vi circonda.