La prima caratteristica interessante del Note X C è lo schermo. Si tratta di uno schermo Kaleido 3 13.3” e-ink a colori. Immaginatevi un Kindle a colori con uno schermo grosso come quello di un Macbook. Il bianco e nero è gestito a 300 ppi, il colore a 150. Lo schermo, lo dico subito, ha un fondo più scuro rispetto agli schermi e-ink in bianco e nero ed è influenzato in maniera importante, sia in positivo che in negativo, dalle condizioni di luce ambientale. Se posizionato vicino a una forte fonte di luce (lampada, sole) il fondo sembra quasi bianco e i colori sono moderatamente vivaci. In questa modalità è eccezionale. Se utilizzato in penombra il fondo rapidamente passa al grigio e il contrasto con gli elementi “inchiostrati digitalmente” molto meno efficace, quasi inutilizzabile senza attivare la sovrailluminazione.
Ho usato pochissimo la sovrailluminazione preferendo gestire la luce d’ambiente e nella quasi totalità dei casi non ho sentito necessità di accendere le lucine che – da sopra – possono illuminare lo schermo. Lampade, finestre aperte, rivolgere il monitor verso il sole invece che l’opposto, tutto questo illumina lo schermo e rende i colori più brillanti.
Gli occhi ringraziano tantissimo. Scrivere appena svegliato o alla sera tardi con il mio Macbook mi porta a un fastidio per la luce negli occhi e alla lunga a un intontimento. Con l’X C è come se stessi scrivendo su una rivista direttamente sulla carta.
Inclinazione e luce d’ambiente sono essenziali: ieri sera l’ho tolto dalla cover tastiera per usarlo come tablet, sono andato in sala, l’ho posato sul tavolo e quando l’ho guardato lo schermo era diventato scurissimo. Non sembrava nemmeno lo stesso tablet. In realtà era la luce della sala più tenue e diffusa e l’inclinazione, posato orizzontale sul tavolo, lo penalizzava. Lo schermo – ripeto – è quindi più scuro, decisamente più scuro di un ebook reader in bianco e nero, ma la percezione che si ottiene lavorando sulle luci d’ambiente può variare in maniera sensibile. La sovrailluminazione comunque esiste, funziona bene, e se calibrata bene può dare un minimo di aiuto senza infastidire gli occhi. Detto questo, lo schermo è molto meglio di quanto mi aspettassi. I colori sono lontani dalla perfezione di un normale schermo di computer o tablet, molto molto lontani; voglio dire che le foto si vedono, si capisce cosa rappresentano ma siamo distanti dal goderne. I video si vedono, anche benino con un frame lento ma accettabile, il suono è ottimo, ma non consiglierei di vedere un film con un ebook reader, per ora. Al di là della resa del colore, gli artefatti si vedono e l’animazione, benché con frame accettabili, non è certo fluida.
Molto meglio per navigare in rete, scrivere, leggere riviste e manuali illustrati (finalmente), annotare e usare applicazioni: con il colore è davvero piacevole. Anche molti fumetti, avendo tinte piatte e non colori fotografici, sono godibili a colori, pur restando a mio parere la carta ancora il media perfetto per il fumetto pensato per la carta. Leggere riviste dicevo: ecco anche il fatto che il monitor sia un 13 pollici aiuta a poter leggere PDF che precedentemente erano troppo grossi per lo schermo. Qua le cose vanno notevolmente meglio.
b) la velocità
Il Tab X C è più veloce del mio Note3. Non voglio dire che sia in tutto reattivo quanto un portatile, ma l’esperienza d’uso ha perso molti dei momenti “sta lavorando o non ha preso il mio tocco?” che spesso avevo con il Note3. È rapido, la scrittura con tastiera fa apparire su schermo le cose che scrivo quasi in tempo reale (c’è ancora un piccolo lag, ma assolutamente accettabile) anche con applicazioni di terze parti. In questo momento sto scrivendo con AndroidOffice, un porting di LibreOffice. Resta, per me che sono un amante dei computer, la sensazione di glassa e dita appiccicose che ho usando un sistema come Android. Il passaggio da una applicazione ad un altra, la gestione dei file in quanto file, il banale copiare in memoria una immagine per incollarla in un documento… con Android ogni tanto mi pare di avere le mani legate e di dover faticare il doppio per operazioni che su Mac sono banali.
Nonostante questo, per molte operazioni più elementari sembra di avere sotto le mani un vero computer. Per fare qualche esempio, ho installato Thunderbird, AndroidOffice, Termiux, Novelist, WhatsApp, Telegram, diversi browser, Gmail, Youcut e altri software che girano senza grossi problemi.
c) la cover tastiera
Non voglio girarci attorno. L’idea è bella, aperta è elegante e funzionale, la realizzazione – per ora – no. Come molti hanno scritto, da chiusa lo schermo appoggia direttamente sui tasti, è poco stabile nella chiusura, ma soprattutto l’hardware ha dei problemi. Il mio modello, quando premo spazio, a caso ne fa partire uno o due o più di tre. E ho letto in giro di non essere il solo e che la causa è probabilmente hardware. E avendo comprato un prodotto cinese da un rivenditore tedesco mi fa già venire ora un mal di testa per i problemi che ci saranno per avere una sostituzione. Vedremo. Per ora ho trovato questo banale escamotage di scrivere con LibreOffice che ha una funzione di autocorrezione dei doppi spazi che vengono normalizzati a uno. Ma ovviamente è solo uno stratagemma temporaneo per scrivere testi lunghi.
Nulla mi vieta di mettere l’X C nella sua cover standard e di usarlo aperto in modalità landscape con una bella tastiera meccanica bluetooth appoggiata davanti, si può fare e funziona bene, ma si perde senza dubbio la comodità “nomade” di avere tutto in un solo blocco.
Detto questo, se il problema verrà risolto (o se usciranno cose più funzionali da terze parti), la modalità “notebook” del Note è quella che uso di più. Unisce la funzionalità dell’e-ink a quella della scrittura a tastiera che – per chi come me non ama la scrittura a mano libera – è come una seconda natura per comunicare. Ma anche la navigazione in rete e l’interazione su forum e social vede l’e-ink come uno strumento efficace per usare il web e non finirne dentro, anestetizzati dai meccanismi di notifica e microappagamento luminoso.
d) appunti a mano libera e ebook reader
Premetto che il mio interesse per il Note X C non era legato alla possibilità di scrivere a mano libera. Preferisco scrivere con tastiera e uso la penna digitale solo per annotare i libri che studio e farne brevi schemi riassuntivi. La penna usa una tecnologia meno efficace dei modelli precedenti (non è più una Wacom) ma per l’uso limitato che ne faccio io la perdita è percepibile giusto nei livelli di pressione.
Di contro la nuova penna usa un escamotage che ho trovato funzionale: ha al suo interno una sorta di sistema di vibrazione che il Note sfrutta in maniera personalizzata per le diverse “penne” che si possono utilizzare, così da simulare la frizione della punta sullo schermo. La matita “graffia, la penna vibra, il pennino è più fluido e così via. È un trucco “psicologico” ma con me funziona.
Mi sono ritrovato tutte le annotazioni prese con il Note3 (!), sincronizzate con il mio account Onyx, anche se mi pare che la resa di alcune note sia ora con un tratto più “sottile” rispetto a prima, ma questo è un aspetto su cui dovrò indagare con più calma. Tra le migliorie – banalmente – ci sono i colori per annotare. Pur non essendo colori brillanti, devo dire che danno all’attività di annotazione un nuovo volto: vedere una pagina di un libro sottolineata con matita verde e con annotazioni prese a bordo pagina con penna blu e rossa è qualcosa che indubbiamente può aiutare la memorizzazione visiva per l’apprendimento.
Gli ebook. Anche qua devo ancora sperimentare: me li sono copiati tutti dal Note3. I PDF hanno mantenuto le note e le sottolineature fatte a mano. Il problema è che molti di questi PDF li avevo creati io ad hoc per il Note3, convertendo gli ePub, e quindi ora, su un 13 pollici, hanno font e spazi a volte molto generosi. Utilizzabili, ci mancherebbe, ma un ePub aperto è molto più “adatto” al nuovo schermo. Gli ePub però, per ora almeno, non hanno sincronizzato note e sottolineature. È facile che avrebbero perso quelle a mano libera, ma almeno le evidenziazioni digitali credevo sarebbero state importate con facilità. Per ora, alcune sono state importante, altre no.
Quelle a mano libera prese sugli ePub sembrano invece sparite nel nulla.
Purtroppo resta questa paradossale limitazione: i PDF mantengono le note, ma sono inadatti a variazioni di schermo, gli ePub si aprono meravigliosamente su ogni schermo, ma le annotazioni a mano libera che ci prendo sopra sono come le scritte “ti amo” sulla sabbia, basta un’onda digitale e se le porta via (al momento Onyx permette di esportare le pagine annotate, salvandole come PDF, ma rasterizzando il testo dell’ebook, il che è inaccettabile).
Considerazioni Finali
Ne sono innamorato. È uno degli oggetti che mi ha entusiasmato di più nel testarlo, scoprirlo, usarlo. Sono molto curioso di metterlo alla prova per studiare, affiancare pagine di ebook a pagine di annotazione a mano libera o – avendo la tastiera – direttamente di scrittura in digitale. Si comporta anche molto meglio per cose nerd, tipo connettersi a una BBS via terminale e testerò per lui una versione ad hoc del mio videogame CICLI, per avere un videogame narrativo per e-ink. Ma, appunto, l’amore è qualcosa da prendere con le pinze: suggerisco di vederne uno di persona, di valutare la luminosità dello schermo e considerare che il sistema Onyx su cui poggia alterna tante belle idee con bug goffi (ancora l’evidenziatore “copre” il testo rendendolo meno leggibile invece che evidenziarlo) e alcuni limiti hardware come il grosso problema che ho alla cover tastiera che spero venga messo a posto.