Cultura, scuola e tette

Il punto dell'edizione della Gerusalemme Liberata censurata

Arrivati al quarto canto della Gerusalemme Liberata del Tasso entra in scena il personaggio di Armida, donna che cerca di sedurre i cavalieri cristiani per distoglierli dalla conquista di Gerusalemme appunto.

Ora: il Tasso dedica due ottave alle tette di Armida, la trentunesima e la trentaduesima ottava, motivo per cui sto leggendo tutta l’opera. Ho grandissimo rispetto per un poeta che – in un poema religioso – dedica due ottave alle tette di un personaggio.

Comunque. A un certo punto ho un dubbio su un passo e prendo l’edizione La Scuola del 1960 con le note di Sanguineti che – precisissimo – ha messo a calce le note e i commenti per tutte le ottave del poema che ho letto finora.

Vado al punto dove dovrebbero esserci la trentunesima e la trentaduesima ottava, cerco in basso le note e – ecco: Sanguineti passa dalla trentesima ottava alla trentatreesima. Nel libro non esistono note sulle due ottave con le tette di Armida.

Controllo se mai prima Sanguineti avesse saltato una ottava e – no – da un veloce scorrere pare manchino solo quelle due.

Ho tre ipotesi: la prima è che a Sanguineti non piacessero le tette di Armida, e mi sento di escluderla. Per quanto le tette non siano uno strumento di lotta marxista, a pelle, secondo me a Edoardo non dispiacevano.

La seconda è che il testo, edito da La Scuola, nel 1960, abbia optato per una censura preventiva delle note a margine che potessero turbare la già instabile adolescenza degli studenti. Non sia mai che poi qualche ginnasiale ci fantastica sopra e ci rovina le pagine del libro. I genitori ci denunciano, le scuole non lo adottano.

Per capire la terza ipotesi scrivo di seguito una rozza e improvvisata parafrasi delle due ottave in questione:

Mostra il bel petto la sua pelle nuda e bianca come la neve
di cui si nutre e per cui si risveglia il fuoco d’amore.
Si vede una parte delle mammelle acerbe e crude
e una parte resta coperta allo sguardo altrui dalla veste:
coperta, vero, ma se chiude il varco agli occhi
il pensiero d’amore non si ferma
e non bastandogli la bellezza esterna
s’infila ancora nelle parti segrete e nascoste.

Come attraverso l’acqua o un cristallo
il raggio passa e non viene disperso o deviato
così il pensiero osa penetrare le zone proibite
all’interno del vestito chiuso.
E lì dentro spazia. Lì contempla il vero
di tante meraviglie da una parte all’altra,
e poi le racconta e le descrive al desiderio
che si scalda di fiamme sempre più vive.

Ecco, la terza tesi è che – in questo gioco di vedo e non ti vedo – Sanguineti abbia omesso volontariamente le due ottave: come le mammelle di Armida erano celate dal vestito e si potevano solo intuire con il pensiero, così anche Sanguineti cela le note per non strappare (metaforicamente) quel velo che Tasso aveva messo a coprire le nudità della ragazza. E anche lo studente può intuire la consistenza delle tette solo con il pensiero e l’inventiva personale.

Purtroppo tutta la mia costruzione ipotetica crolla nel momento in cui alzo gli occhi e scopro – a una più attenta analisi – che le due ottave con le tette di Armida non ci sono proprio nell’edizione La Scuola del 1960, non soltanto le note. Non è colpa di Sanguineti.

Al posto delle due ottave del Tasso La Scuola ha messo una serie di puntini:

. . . . . . . . . . . . . . .

come la cicatrice dopo dolorosa cesura.

Certo, oggi pensare a un editore di scolastica che censura le ottave del Tasso pensando che possano portare turbamento sessuale ad un adolescente fa tenerezza, ma di quella tenerezza un po’ tossica.

20. luglio 2023 by fabrizio venerandi
Categories: Il muscolo della poesia, Scuola | Leave a comment

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