Le immagini digitali sono una rogna

Nell’editoria tradizionale è tutto più facile, almeno per quel che riguarda la gestione delle immagini. Il grafico sa che una determinata immagine occuperà un tot di centimetri, poniamo 15 centimetri di larghezza, sa che la stampa sarà – ad esempio – a 300 dpi (punti per pollice) e quindi con i suoi programmi di grafica tirerà su una immagine di 15 centimetri che abbia almeno 300 dpi. Conosce la dimensione dell’immagine e i dpi, la densità di puntini che verranno stampati in un singolo pollice. 300 dpi è in genere una buona qualità di stampa. Chi impagina in digitale vive pericolosamente. Quando deve inserire una immagine, non sa né quanto sarà grande né con quanti dpi (nel nostro caso ppi, pixel per pollice) verrà visualizzata. È una strana alchimia che lascia interdetti i grafici tradizionali. Prima di tutto, dimenticatevi i centimetri e i dpi. Se una immagine viene digitalizzata esiste un’unica unità di misura, i pixel. Quando un programma di grafica vi dà una dimensione di una immagine in centimetri vi sta mentendo, o meglio, cerca di assecondare i vostri desideri. Per il computer l’immagine ha una dimensione in pixel, solo questo. Sapendo la dimensione in pixel il computer può dirvi, ad esempio che questi pixel, a 300dpi occuperanno 15 centimetri. Ma la vostra immagine non è grande 15 centimetri. I pixel della vostra immagine incidentalmente occuperanno 15 centimetri se verranno spalmati su un foglio a 300 punti per pollice. Se dite a Photoshop che, no, la vostra immagine deve essere spalmata su un foglio usando 150 punti per pollice, noterete che occuperà il doppio di spazio rispetto a prima. Perché quello che fa fede non sono i centimetri o i dpi. Sono i pixel. È il digitale, baby. E gli ebook? Gli ebook hanno due difficoltà congiunte, una sorta di combo-sfiga: da un lato sono tutti di dimensione diversa. Non saprete mai quanti centimetri occuperà la vostra immagine, perché dovrete sempre lavorare con dimensioni relative. Direte che la vostra immagine occuperà il 100% della pagina. Ma quanto sia grande questa pagina, in centimetri, non lo saprete mai. Ogni lettore potrebbe leggerlo su un media diverso: un iPhone, un iMac 27”, un Kobo 6.7 pollici, un iPad… la vostra immagine sarà vista sempre a dimensioni diverse. Ma non basta. Non solo hanno dimensioni diverse, hanno anche ppi diversi. Si passa da schermi che non sopportano più di 90 ppi, fino a sciccosissimi display a 400 ppi. Questo significa che in due schermi della stessa dimensione, ci staranno fisicamente un numero diverso di pixel. Se io inserisco in un ebook un’immagine di 1000 pixel di larghezza, e dico che quella immagine deve essere visualizzata nella sua dimensione naturale, sarà quasi a pieno schermo in un Kobo Aura e occuperà invece circa due terzi di un Kobo Aura HD. La dimensione dei due schermi è identica, ma hanno una densità di ppi differente. Come se non bastasse i comandi che presiedono la visualizzazione delle immagini non nascono per le pagine virtuali degli ebook (che ci crediate o meno non esistono – ad esempio – istruzioni grafiche per dire che una immagine deve occupare in altezza il 50% di una pagina di un ebook), e l’interpretazione di queste istruzioni è molto diversa a seconda del programma di lettura. Ad esempio Ibooks Apple si comporta molto diversamente dagli altri (tanto per cambiare). (continua, anche al laboratorio avanzato ebook di Bologna)

30. ottobre 2014 by fabrizio venerandi
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